Friday, April 17, 2015

Gabbie

CAGES, wood, glue, exuviae of cicada (with resin), 40 elements, unsettled dimensions, 2012-2014-2015 

This installation on the stairs of Cascina Cuccagna deals with Nature, change, the present situation (mainly P.I.I.G.S. situation) and the conditions of young people (my generation). Cicadas live underground as nymphs for most of their lives. In the final nymphal instar, they construct an exit tunnel to the surface and emerge. They then molt (shed their skins) on a nearby plant for the last time and emerge as adults. The exuvia, or abandoned exoskeleton, remains, still clinging to the bark of trees. Jean de La Fontaine  wrote The Cicada and the Ant, where cicada spends the summer singing while the ant stores away food, and finds herself without food when the weather turns bitter, but in many country all over the wold cicadas have a positive value and are associated to resurrection and the mysteries of Life and Death. 


GABBIE, legno, corda, colla, exuviae vetrificate di cicala, dimensioni variabili, 2012-2014-2015

Sui trespoli delle gabbie vegetano cicale come crostacei d'oro o uccelli canori. Regna il silenzio. Perché le cicale non cantano? Non sono qui, sono volate via. In prigione ci sono solo le loro spoglie. Dopo anni come larve, forti di una vita sotterranea, hanno scavato buchi nel terreno, si sono aggrappate per lasciar indurire l'esoscheletro che proteggeva forme nuove: hanno rotto l'involucro esterno, teso le ali nuove irrorate di linfa. Sono fuggite per canti d'amore, spargendo la loro voce e la loro prole nel sole della vegetazione dorata.

Bamboccione, signore della muta e della resurrezione, musiciste, creature della terra e dell'aria tipiche del paesaggio mediterraneo e globale, le cicale simboleggiano questo difficile periodo di grandi mutamenti e stasi apparente, generazioni in bilico, moti sotterranei, affioramenti del rimosso. Sanno vivere sottoterra, scavare il proprio percorso nell'oscurità, per poi sbucare alla luce del sole, irrigidire l'esoscheletro esterno, riconfigurare gli organi interni e volare via abbandonando la forma che le ha protette per anni, in vista di nuovi canti d'amore. E' un ciclo biologico carsico, misconosciuto, spontaneo e misterioso, in cui tempi e attesa si configurano in modo diverso rispetto alla nostra aspettativa e concezione di vita. E' un'adolescenza lunghissima, strana, braccata dalle talpe e dai rivolgimenti degli aratri, in vista di un fulgido volo nel sole della breve maturità. Le spoglie di questo percorso tortuoso sono costituite da un involucro dorato, sottile come un capello, che riporta la forma ninfale e la posizione assunta durante la muta, mentre la parte superiore appare divisa in due dal solco di fuoriuscita dell'insetto adulto, che permette di vedere l'interno.

L'opera presenta un accumulo di gabbiette contenenti i resti della muta di questi insetti, quasi un tentativo provvidenzialmente fallito di ingabbiare la Natura, i moti inconsci, il mutamento, la voce del futuro e della poesia. Costituisce anche una riflessione sul difficile periodo che stiamo affrontando e sulla mai generazione.






2 comments:

  1. daniele balzanelliApril 22, 2015 at 3:00 PM

    OPERA : Gabbie
    by giulia berra
    visivamente appesi nel vuoto, singolarità si prendono gioco della gravità, spostando le riflessioni nell'onirico.
    spazi sospesi dove la certezza della forma è restituita dalla definizione delle 6 superfici "uguali" tramite la regolarità della linea.
    cubi a stanza, dove la griglia regolare gioca con l'imperfezione della realizzazione a mano, racchiude lo spazio, quasi a significare che ogni "uno" costruisce lo spazio in cui chiudersi, non vi è messo.
    All'interno di ogni stanza un gioco infantile, l'altalena, su cui il singolo sta, oscillando nella sua autonomia.
    il progetto artistico non è privo di una forza compositiva complessiva data dalla moltiplicazione quasi un possibile "frattale", base compositiva di taluni elementi della natura.
    il tutto si pone nello spazio occupandolo, penetrandolo e lasciandolo fluire in se, mettendo in relazione il luogo l'osservatore e tutte le singolarità.

    forse no ... forse se fossero solo gabbiette?
    daniele balzanelli

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