Wednesday, December 7, 2011

PARASIMPATICO

Visit to Pipilotti Rist's solo exhibition in Milan

You go inside. Pants of light in the darkness. A mechanical prompter suggests bubbles of soap. Shrouded in the persuasive and hysterical music, you go upstairs. Overhead slips Pepperminta,  rooting about in a Bosh's  meadow by MTV.
Magic lantern, lysergic kaleidoscope of adolescents and dew fields, ginger hair, yellow costumes, candies and acids, uterine waters ad universes of limbs. Walls like aquarium glass, mirrors like frames of technological canvas, screens like windows, windows like boxes for giant faces leaving their slug slime on the membrane which separates them from the outside. Beatniks and Pippi Longstocking, flights from holiday camping and the neurosis of an adult child in a skyskraper, apple pie time and apparition of the unconscious. The cinema, as a cave, combines the myth of the cavern of Ali Baba and Plato's projections. It's an alternative space, a light turned on/off in the darkness, as Mac Call demonstrated with his incredible installations. Pipilotti changes the dark rooms of transition and collective rituals into fluid worlds and floating sounds and odors. A bit magic woman, a bit witch, Rebecca Horn in two years' ago Venice melted the archetypes in a basin full of water, periodically pierced by a stick, light, shade, male, female, wavy sea and calm moon. The Swiss, instead, pop, baroque, luxuriant, redundant like a videoclip, slips on the observer skin like the bright motives on the pool bottom. Seducing, but not  charming or bewitching. The lenght of the videos and the time of observation don't coincide. Find the leitmotiv and pass over...the visual power precludes narration.
Parasimpatico is a cherishing funny rain washing away bad thoughts, full of images, but not visionary. The operation of Fondazione Nicola Trussardi - always incredibly skillful in finding splendid forgotten shells for cool events - is successful. Surely, the Manzoni Cinema (and all the closed cinemas in general) might be transformed into the place for the projectio of the imaginary of a new Milan.
Note: Free admittance!

PARASIMPATICO
Visita alla personale milanese di Pipilotti Rist

Entri. Mutandoni di luce nel buio. Un gobbo meccanico dalla sua buca suggerisce bolle di sapone. La musica suadente e isterica ti avvolge mentre sali le scale. Sopra scivola Pepperminta, grufolante in un prato di Bosh versione MTV.
Lanterna magica, caleidoscopio lisergico di fanciulle in erba, campagne rugiadose, capelli rossi, costumi gialli, caramelle e acidi, acque amniotiche e universi di membra e membri. Pareti come vetri di acquari, specchi come cornici di quadri tecnologici, schermi come finestre che inscatolano volti giganti decisi a spiattellarsi e lasciare la scia come lumache sulla membrana che li separa dal mondo esterno. Figli dei fiori e Pippi Calzelunghe, fughe da campeggio estivo e nevrosi di una bimba adulta in un grattacielo, tempo delle mele (candite) e apparizione dell'inconscio e del rimosso. La caverna cinematografica assomma in sé il mito della grotta di Alì Babà e della proiezione di Platone. E' uno spazio alternativo, una luce che si dischiude e occulta nelle tenebre, come ha dimostrato Mc Call con le sue incredibili installazioni. Pipilotti trasforma buie stanze di passaggio e riti collettivi in mondi fluidi, in cui fluttuano suoni e odori ormai rarefatti. Un po' maga un po' strega, Rebecca Horn, nella Venezia di due anni fa aveva fuso gli archetipi ctoni in una bacinella d'acqua periodicamente trafitta da un'asticella, luce, ombra,  maschile, femminile, mare ondoso e placida luna. La svizzera, invece, pop, barocca, lussureggiante, ridondante come un videoclip, scorre sulla pelle dello spettatore come i giochi luminosi sul fondo di una piscina. Intriga, ma non ammalia, seduce, ma non incanta. Tempo effettivo del video e tempo relativo della fruizione non coincidono. Si cerca il leitmotiv e si passa ad altro, la potenza visiva preclude la narrazione.
Parasimpatico è una pioggerella vivace che culla e lava le preoccupazioni, immaginosa, ma non visionaria. Riuscitissima, invece, l'operazione della Fondazione Trussardi, sorprendentemente abile nel trovare splendidi gusci dimenticati da far rivivere nello spazio di un evento griffato. Di sicuro, il Manzoni (e, in generale, i vari cinema in disuso) potrebbe esser tramutato in un luogo per proiettare l'immaginario in costruzione di una nuova Milano.

Nota: ingresso libero!

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