fieramilanocity, 08/04/2011, 15.30 p.m.
Two plastic Space creatures welcome visitors on zebra crossing. This is one of those warm sunny days making architecture shining of next future perspectives. Covered all this event-devoted no-place gaps, lean public converges and scatters along the pseudo-aisles and nave. Less stands, less space, almost a hundred exhibitors, just one floor, everything seems to be compressed. A Milan cultural year resumé. Few young galleries, clotted on the right. We sway from wall to wall, among those in the know, art addicted and alternative fashionists, looking for unexpected revelation. Art fairs, like oozing centuries palaces, test works no longer protected by white room artificial paradises. Which one will talk to us among this multitude? Everywhere Lambrate coolness, while we notice artists already seen in Milan contemporary centers (mainly PAC and Pomodoro Foundation), with few interesting flashes. Hard times are these, so they have decided not to shock bourgeoises, but to arouse them in a reassuring way, with maternal echoes from Avant-gardes and, above all, Surrealism. A series of already-seen cool oddities, while sometimes you can smell a wet duster aroma (air conditioning device?). After the really attractive big cushions for relax, we go to historical artists' space, the one downstairs until last year: few news. Dadamaino. De Chirico. Bonalumi. Baj. Boetti. Fontana. Spoerri. Christo. Vasarely. Sam Francis. A lot of references to Museo del '900, a bit of International artists, but also here few works sold.
By the way, few videos (just omnipresent Tony Oursler, guaranteed by his exibition at PAC), few installations, few sculptures, a lot of photos, collages, prints, drawings and paintings, helped by little dimensions. No more mementa mori, if not made by famous artists, whispered sexual and religious provocations, domesticated grimace, less play, they keep a low profile, with medium tones, few colors or vivid colors, "always making you happy", figures and intimate mood. A lot of threat, space bonds, just the art lent tights stylist Cavallini's labyrinths are missing. Primo Marella dares a bit, with his Chinese artists, while Italian love of foreign things, little balanced with clumsy Italian flag echoes, doesn't seem to have attracted foreigner stands.
MiArt, Art now? No, we hope!
MIART ART NOW?
fieramilanocity, 08/04/2011, 15.30 p.m.
Due esseri in plastica dallo spazio profondo accolgono i visitatori sulle strisce pedonali. E' una di quelle calde giornate di sole che fanno risplendere le architetture delle prospettive di un futuro prossimo. Percorsi i vari dislivelli di questo nonluogo consacrato all'evento, lo scarso pubblico converge e si disperde fra le navate posticce. Meno stand, meno spazio, un centinaio di espositori, un unico piano, tutto sembra compresso. Un Bignami dell'anno culturale meneghino. Poche le gallerie giovani, raggrumate nella corsia di destra. Si ondeggia di parete in parete fra addetti ai lavori, art addicted e fashionisti alternativi, sperando in qualche rivelazione improvvisa. Le fiere, come i palazzi che trasudano secoli, mettono alla prova le opere, non più protette dai paradisi artificiali delle white room. Quale ci parlerà nel mucchio? Ovunque la coolness di zona Lambrate, mentre si occhieggiano autori già visti nei centri contemporanei cittadini (PAC e Fondazione Pomodoro su tutti), con vaghi sprazzi interessanti. Visti i tempi difficili, si è deciso di non scandalizzare il borghese, ma di titillare la sua curiosità, rassicurandolo, con materni richiami alle avanguardie, Surrealismo in testa. Una serie di bizzarie fighette al profumo di dejà vu, mentre saltuariamente aleggia un sentore di straccio bagnato (l'impianto di condizionamento?). Sorpassati i cuscinoni da stravacco, la vera attrazione, ci si sposta nell'area -fu "piano di sotto"- delle gallerie storiche e degli artisti storicizzati, ma anche qui poche novità. Dadamaino. De Chirico. Bonalumi. Baj. Boetti. Fontana. Spoerri. Christo. Vasarely. Sam Francis. Innumerevoli riferimenti al Museo del '900, un pizzico di internazionalità, ma la caccia al bollino rosso sembra dare pochi frutti.
Nel complesso, rari video e videoproiezioni (a parte l'onnipresente Tony Oursler, garantito dal PAC), sparute installazioni, modeste sculture, mentre fotografia, collage, grafica, disegno e pittura spadroneggiano, complice anche lo scarso ingombro. Accantonati i mementa mori non avallati dalla fama degli artisti, sussurrate le provocazioni sessuali e religiose, addomesticati gli sberleffi irriverenti, accennati i risvolti ludici, si propende per il basso profilo, i mezzi toni, le cromie ridotte o i cromatismi vivaci "che mettono sempre allegria", la figurazione e un certo intimismo. Molti fili, legami con lo spazio, mancano solo i labirinti di nylon di Cavallini, stilista di collant prestato all'arte, ospite della Triennale. Si osa un po' di più con gli artisti cinesi di Primo Marella, mentre l'esterofilia italiana, cui fanno da contrappunto goffi echi tricolori, non sembra aver complessivamente attirato stand stranieri.
MiArt, Art now? Speriamo di no!
Grande Giulia!
ReplyDeleteGrazie per condividere il tuo punto di vista facendo fare questo bel viaggio virtuale con le tue potenti visioni che mi sono arrivate forti e chiare!
Bacio
Clelia