Monday, June 8, 2015

Nowhere is a cloud


Giulia Berra | Nowhere is a cloud
"La scelta di Giulia Berra di indagare la natura da un punto di vista pressoché leonardesco, sperimentandone i confini scientifici e la riproducibilità ingegnosa e ingegnata spesso per mezzo di apparati miniaturistici e concentrandosi sulla mimesi della fenomenologia naturale. Il volo è attrattiva cruciale nell’immaginario dell’artista che spazia da suggestioni entomologiche, alla progettualità costruttiva in quanto tentativo poetico.
L’aspirazione umana a divenire creatura in grado di volare si tramuta in nostalgica condivisione dell’esistenza degli uccelli. Il volo è effetto di una metamorfosi, rappresentazione della libertà ed emblema dell’evasione. Il progetto installativo di Giulia Berra sembra ribadire lo scambio tra consistenza e inconsistenza, tra atto fondativo e sospensione eterea: in poche parole la spazialità realizza la sua valenza definitiva e dunque risulta essenziale la localizzazione di un non luogo. L’intervento artistico si focalizza sull’altezza e sulla sospensione a mezz’aria, ovvero polos – il cielo – a cui basta lo scambio di una lettera per tramutarsi inpolis, la città. I due livelli di polos e polis intraprendono un dialogo polivoco sulla nascita e la caducità, sulla stanzialità e la provvisorietà, sull’integrazione e l’apolidia.
Le piume diventano così tracce di un passaggio proprio del nomadismo migratorio ma anche della persistenza nidificata. Una nuvola è l’agglomerato etereo che le accoglie dopo la loro conservazione a seguito della loro raccolta, testimonianza della loro esistenza e della loro crescita in natura. La piuma comeobjet trouvé assume i significati più estesi, da quello talismanico alle sue estreme valenze apotropaiche. Andando oltre le sovrastrutture antropologico-culturali, l’intervento dell’artista coinvolge il torrione d’ingresso del Castello Visconteo, teatro della restituzione atmosferica dell’elemento naturale, che consente all’installazione di continuare a vivere nell’aria e di mutare secondo la caducità del piumaggio degli uccelli. La fragilità diventa ritorno all’elemento aereo e alla libertà autoreferenziale di ogni piuma, in questo modo autarchica ed autonoma, rispetto alle connotazioni attribuitele dall’umano.
Emerge la discrasia tra cultura e natura, rappresentata da macchine di intrecci e di cordami, apparati quasi proto-teatrali, in cui le piume si imprigionano, destinate alla volatilità e alla caduta. Per metonimia il mondo degli uccelli torna ad essere imprendibile con la sua forza naturale, ribadendo la sua impalpabile astrazione e idealità. 
Una  nuvola sospesa  ricostruisce  il modello di Utopia nella tendenza rappresentativa in scala dell’artista. Dall’invenzione di Aristofane all’apologo poetico in Pasolini, il regno degli uccelli è depositario dell’armonia ideale e della libertà, secondo un principio convenzionalmente umano. Una biosfera aerea è rifugio autistico dalla comprensibilità e dalla contaminazione, a cui la poetica dell’artista allude attraverso una partitura musicale le cui note sono coloratissime penne esotiche, segni di una musica non musicabile. Il nonsense del versificare degli uccelli  fa da sottosfondo ad una ipotetica architettura disegnata, paesaggio utopico di vestigia di una civiltà alata ormai scomparsa. In questa archeologia ipotizzata o nell’idea piùhitchcockiana di una quiete dopo la distruzione torna come un presagio l’impossibilità di imprigionare la natura e la sua forza."

Fabio Carnaghi

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