THE MAN OF SMALL THINGS
Felix Gonzalez Torres, the man from whom everybody would have accepted candies, the man of still clocks and unmade beds, has the worth of having tried to give a emotional value to serial objects with a social and political aim. We have been told many times: the object, if we not consider the work needed to produce it, the use value, the production and the producer, is an alien thing with a consumerist purpose. By the way, if it's true that the product in itself has got no traces of individuality and subjective expression, its consume may generate affective and symbolical value, a value that changes from person to person, even if it has got some common elements. Torres plays with this emotional "unity in differences" in using things, changing ordinariness into everyday life and the common into familiar. If marketing experts attract us with cliché, restyling and emotional gadgets, Torres brings daily thingS, important for our culture, to create short circuit on trite remarks and look for new political and social perspectives without rhetoric (even if sometimes he may be so gushing or over sentimental). His objects are ideas of objects, in which everyone might recognize his own objects and decode his/her life. You may find them in aseptic rooms, in open space as billboards, or they can be curtains to cross made of beads as red as blood, or take away sky passports, or candies to taste, but they always change private stories into collective, universal tales. It's real, the repetition of the same images generates addiction and indifference, it's true, advertising charms and convinces playing with our instincts and sensations of uneasiness and inadequateness, but its persuasion is based on laid down times and the unambiguous and redundant use of information. Even if the explanation of his works is always (too strongly) fundamental, Torres, instead, selects single elements, isolating them from the context and lets the bystander's imagination free. Usually, the artists put us in front of persons or strongly expressive simulacra to make us impact emotions. This way, the viewer for a moment is like a voyager in a foreign country. He/she feel lost, comes into contact wit the Other, but he/she is always aware of living far from there. Gonzalez-Torres, instead, makes possible for us to be in his shoes.
FELIX GONZALEZ TORRES
Felix Gonzalez Torres, the man from whom everybody would have accepted candies, the man of still clocks and unmade beds, has the worth of having tried to give a emotional value to serial objects with a social and political aim. We have been told many times: the object, if we not consider the work needed to produce it, the use value, the production and the producer, is an alien thing with a consumerist purpose. By the way, if it's true that the product in itself has got no traces of individuality and subjective expression, its consume may generate affective and symbolical value, a value that changes from person to person, even if it has got some common elements. Torres plays with this emotional "unity in differences" in using things, changing ordinariness into everyday life and the common into familiar. If marketing experts attract us with cliché, restyling and emotional gadgets, Torres brings daily thingS, important for our culture, to create short circuit on trite remarks and look for new political and social perspectives without rhetoric (even if sometimes he may be so gushing or over sentimental). His objects are ideas of objects, in which everyone might recognize his own objects and decode his/her life. You may find them in aseptic rooms, in open space as billboards, or they can be curtains to cross made of beads as red as blood, or take away sky passports, or candies to taste, but they always change private stories into collective, universal tales. It's real, the repetition of the same images generates addiction and indifference, it's true, advertising charms and convinces playing with our instincts and sensations of uneasiness and inadequateness, but its persuasion is based on laid down times and the unambiguous and redundant use of information. Even if the explanation of his works is always (too strongly) fundamental, Torres, instead, selects single elements, isolating them from the context and lets the bystander's imagination free. Usually, the artists put us in front of persons or strongly expressive simulacra to make us impact emotions. This way, the viewer for a moment is like a voyager in a foreign country. He/she feel lost, comes into contact wit the Other, but he/she is always aware of living far from there. Gonzalez-Torres, instead, makes possible for us to be in his shoes.
FELIX GONZALEZ TORRES
L'UOMO DELLE PICCOLE COSE
Felix Gonzalez-Torres, l'uomo da cui tutti avremmo accettato le caramelle, l'uomo degli orologi fermi e dei letti sfatti, ha il grosso merito di aver cercato di rivestire di un potente sostrato emotivo gli oggetti seriali con finalità politiche e sociali. Si detto e ridetto: l’oggetto, slegato dal lavoro, dal valore d’uso, dalla produzione e dal produttore è un oggetto alienato e alienante che non ha altro scopo se non il consumo. Tuttavia, se è vero che la cosa prodotta in serie non reca alcuna traccia d’individualità o espressione soggettiva, è proprio il consumo che se ne fa che lo carica di pregnanza affettiva e simbolica, che varia da persona a persona, pur con alcune costanti. E’ su questa “unità nella varietà” affettiva, che avviene con l’utilizzo del prodotto, che gioca Torres, trasformando il banale in quotidiano, il comune in familiare. Se i pubblicitari ci titillano con i cliché, i restyling e i gadget emotivi dei bei vecchi tempi, Torres prende degli oggetti consueti, ma fortemente denotati nella nostra cultura, per creare un corto circuito a partire proprio dai luoghi comuni e porre nuovi orizzonti politici e sociali senza retorica (anche se a volte eccede con i sentimentalismi). Gli oggetti di Gonzalez-Torres sono “idee” di oggetti, dove ognuno può riconoscere i propri e decifrare la propria storia personale. Che si trovino in stanze asettiche, o in spazi aperti come pubbliche affissioni, che siano cortine di perline di sangue da attraversare, passaporti di cielo da ritirare, dolci da assaporare, essi trasformano il particolare in universale, il privato in collettivo. E’ vero che l’iterazione di immagini genera disinteresse e assuefazione, e che gli slogan pubblicitari seducono e persuadono giocando sulle pulsioni e su sensazioni di inadeguatezza e disagio, tuttavia la loro opera di convincimento può avvenire soprattutto perché dettano i tempi e predispongono le informazioni in modo univoco e ridondante. Anche se la spiegazione a corollario delle sue opere è sempre (fin troppo) fondamentale per le sue opere, Torres, invece, seleziona singoli elementi, isolandoli dal contesto, e lascia che l’immaginazione del fruitore faccia il resto. In genere gli artisti ci pongono davanti delle persone o dei simulacri dall'espressione intensa, per sbatterci di fronte alle emozioni. Lo spettatore diventa per un momento il viaggiatore che impatta una realtà straniera. Vive lo spaesamento, entra in contatto con l'altro, ma è sempre cosciente di trovarsi in un'altra condizione. Gonzalez-Torres, invece, ci pone nella condizione di calarci nei suoi panni, attraverso elementi e situazioni comuni a tutti.
Felix Gonzalez-Torres, l'uomo da cui tutti avremmo accettato le caramelle, l'uomo degli orologi fermi e dei letti sfatti, ha il grosso merito di aver cercato di rivestire di un potente sostrato emotivo gli oggetti seriali con finalità politiche e sociali. Si detto e ridetto: l’oggetto, slegato dal lavoro, dal valore d’uso, dalla produzione e dal produttore è un oggetto alienato e alienante che non ha altro scopo se non il consumo. Tuttavia, se è vero che la cosa prodotta in serie non reca alcuna traccia d’individualità o espressione soggettiva, è proprio il consumo che se ne fa che lo carica di pregnanza affettiva e simbolica, che varia da persona a persona, pur con alcune costanti. E’ su questa “unità nella varietà” affettiva, che avviene con l’utilizzo del prodotto, che gioca Torres, trasformando il banale in quotidiano, il comune in familiare. Se i pubblicitari ci titillano con i cliché, i restyling e i gadget emotivi dei bei vecchi tempi, Torres prende degli oggetti consueti, ma fortemente denotati nella nostra cultura, per creare un corto circuito a partire proprio dai luoghi comuni e porre nuovi orizzonti politici e sociali senza retorica (anche se a volte eccede con i sentimentalismi). Gli oggetti di Gonzalez-Torres sono “idee” di oggetti, dove ognuno può riconoscere i propri e decifrare la propria storia personale. Che si trovino in stanze asettiche, o in spazi aperti come pubbliche affissioni, che siano cortine di perline di sangue da attraversare, passaporti di cielo da ritirare, dolci da assaporare, essi trasformano il particolare in universale, il privato in collettivo. E’ vero che l’iterazione di immagini genera disinteresse e assuefazione, e che gli slogan pubblicitari seducono e persuadono giocando sulle pulsioni e su sensazioni di inadeguatezza e disagio, tuttavia la loro opera di convincimento può avvenire soprattutto perché dettano i tempi e predispongono le informazioni in modo univoco e ridondante. Anche se la spiegazione a corollario delle sue opere è sempre (fin troppo) fondamentale per le sue opere, Torres, invece, seleziona singoli elementi, isolandoli dal contesto, e lascia che l’immaginazione del fruitore faccia il resto. In genere gli artisti ci pongono davanti delle persone o dei simulacri dall'espressione intensa, per sbatterci di fronte alle emozioni. Lo spettatore diventa per un momento il viaggiatore che impatta una realtà straniera. Vive lo spaesamento, entra in contatto con l'altro, ma è sempre cosciente di trovarsi in un'altra condizione. Gonzalez-Torres, invece, ci pone nella condizione di calarci nei suoi panni, attraverso elementi e situazioni comuni a tutti.
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