Thursday, October 27, 2011

I'LL BE YOUR MIRROR: THE RITUAL SOCIAL NETWORK

In the next few years, everybody will be answering to everybody, there will be no more waiting. All of us will be talking, blabbering away, and there will be no more waiting.
 
Art is not an absent-minded pastime, it's a very though choice!

Francesco Bonami, The spiral village, 1996

Nice. Interesting. I like it. I dont like it. Click! Performance, event, happening, sharing, interaction. These are words of art, words of communication, words of entarteinment, of media, of social network, of consent.
Too often the viewer is required to have istinct, spontaneity, automatism, sharing of simple acts and slogans (like a child, as consumer) instead of meditation, consciousness or contemplation. You are public/audience/target when you are "physical" part of something, wheter the intervention itself is significant or not. Are the observers changed? Or many artist search these kind of  superficial approach? Body Art, Oiticica and Lygia Clark (and then Gonzalez-
Torres and Rebecca Horn) spoke to an aesthetical, political, cultural, social community that seems to still survive in theatres. The first actions were private and collective, strongly characterized, even if in those years of freedom claims Pasolini already saw the individual glaze and the merchandising aim (see again Easy Rider: the movie was so ahead to contain in itself its up-to-date-judge). Officially people acted for something, to produce something, to be something, not to show their presence, their signature in a group. Now, many times you simply feel the self reference of a gadget art, a game art, an application art, speaking to a community bond by objects and common taste networks. An App Art? Up to now you can be Andy Warhol with Apple's pop App.
According to Jean Clair, the memory of the action is taking the place of the action itself, creating a kind of secular idolatry of the cultural event, whose vehicle are documentary images going to replace the artworks itself...Not exactly: the photos of the work taken with mobile to share on Facebook are more important.
There is a kind of delegation of vision and interpretation, a desire to be just cultural tourists (maybe in a holiday village with organizer) instead of cultural voyagers. The context is fundamental for the definition of the artistic value of the event, that otherwise in many cases would be  too close to marketing new frontiers. The more the artist's physical presence is important -and mainly the one of the public- and the object is daily, the more the space becomes white and empty, a covering and wrapping giving meaning to the artworks displayed inside. The container, less or more innovating and transparent to show the visitors inside, takes the place of the ancient concept of genius and masterpiece and creates the value.
Or, on the contrary, the everyday event, the extra-artistic fact, may assume the same connotation of Art, even supported by many persons' existential questions. In this sense, Michael Jackson, with his identity problems and his continuous metamorphosis might be a great body artist, able to overcome the borders of race and sexuality.
Some contemporary art, so many times lay ad irriverent, isn't so different from idols made with everyday object. In facts, art always needs some rituals and some holy places, as consumerism needs shopping and malls, to find its sense of existence - a meaning that it isn't able to find inside itself - and generate social cohexion. On the other way, a great sharing may create a fake artistic or social value.

I'LL BE YOUR MIRROR: IL RITUAL SOCIAL NETWORK

/.../ Gli anni che verranno saranno anni in cui tutti risponderanno e nessuno aspetterà più, tutti parleranno e nessuno ascolterà più.

L'arte non è un passatempo, è una decisione.


 (Francesco Bonami, Il villaggio a spirale, 1996))

Bello. Interessante. Mi piace. Non mi piace. I like it: click! Performance, evento, happening, partecipazione, condivisione, interazione. Sono termini dell'arte, della comunicazione, dello spettacolo, dei media, dei social network, del consenso.
Allo spettatore troppo spesso si richiedono istinto, spontaneità, automatismo, condivisione di gesti semplici e slogan (come un bambino, come semplice consumatore), invece di riflessione, consapevolezza o contemplazione. Si è pubblico/target/audience nel momento in cui si è parte "fisica" di qualcosa, indipendentemente dalla portata dell'intervento stesso. E' cambiato il pubblico? Body Art, Oiticica e Lygia Clark (e poi ancora Gonzalez-Torres e Rebecca Horn) si rivolgevano ad una comunità estetica, politica, sociale, culturale, che sembra ancora resistere nel teatro. Le prime azioni erano private e collettive, fortemente connotate, anche se nelle rivendicazioni libertarie di quegli anni già Pasolini avvertiva l'approccio individualista, finalizzato, mercificatorio (rivedere Easy Rider: il film era così avanti da contenere già la sua attualizzazione critica). Le persone (ufficialmente) agivano per qualcosa, per essere quacosa , non per mostrare la propria presenza, la propria affermazione in un gruppo.Ora in molti casi si prefigura la parcellizzazione e il solipsismo autoreferenziale di un'arte gadget, giochino, applicazione, che parla ad una comunità accomunata da oggetti e reti di gusti in comune. L'arte come App (e già ci si può improvvisare Andy Warhol con la pop app dellla Apple)? Secondo Jean Clair la memoria dell'atto si sostituisce in breve tempo all'azione stessa, creando una sorta di idolatria laica dell'atto culturale, veicolata da immagini documentarie che si sostituiscono in breve alle vere e proprie opere d'arte. Non è proprio vero: contano più le foto col videofonino dell'opera da condividere su facebook.
Vi è una sorta di delega della visione e dell'interpretazione, una volontà di essere turisti (magari in museo-villaggio turistico con animatore) piuttosto che viaggiatori culturali. Il contesto è fondamentale per la definizione dell'artisticità dell'evento che altrimenti in molti casi sarebbe difficilmente distinguibile dalle nuove frontiere della pubblicità e del marketing. Più la presenza fisica dell'artista e, soprattutto, del pubblico, assume importanza e più l'oggetto si fa quotidiano, più lo spazio attorno si fa vuoto e bianco, involucro portatore di senso. Il contenitore più o meno avveniristico e trasparente ( per far vedere l'afflusso di gente) si sostituisce al vecchio concetto di genio e capolavoro, per definire l'aura. Oppure, al contrario, la manifestazione quotidiana, extra artistica assume la stessa connotazione dell'arte, qualora sia supportata dalle domande esistenziali di un certo numero di individui. In questo senso, Michael Jackson con i suoi problemi identitari e le sue continue metamorfosi sarebbe un grandissimo body artist, capace di portare alle estreme conseguenze gli interrogativi sulla razza e la sessualità.
A ben vedere, una certa arte contemporanea, laica e spesso irriverente, non è molto diversa dagli idoli formati da assemblaggi di oggetti d'uso. Infatti, ha continuamente bisogno del rito e dei suoi luoghi sacri, come il consumo ha bisogno dello shopping e dei centri commerciali, per trovare il suo senso d'essere, che non le è più intrinseco e generare coesione sociale, e, d'altro canto, una grande condivisione può generare una presunta artisticità o socialità dove in realtà non ce n'è. 
 
 
Photo by Silvia Baccanelli

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