Friday, October 14, 2011

WANDERING IN A PALE LAGOON NOT WELL ILLUMINATED

Venice Biennale 2011, IllumiNATIONS
 What may I say about this slovenly Biennale, which redeems itself with collateral events and exhibitions and the run down beauty of Venice? A Biennale of mirrors, labyrinths, town models and cities, cities obscured by the incomparable Chen Zhen's continents at Punta della Dogana, made with wax and seats, a Biennale where big works try to occupy giant spaces. Many National Pavilions are similar to abandoned sets of forgotten movies; in others, the profusion of elements and the nonchalance air accumulation sharpens the horror vacui. Routes, physical -but rarely emotional- involvment, little interaction, little work in progress, apart from the monumental candle and the irresistible plasticine manipulated by the audience, which renders FB and Twitter revolutionary contribution in Arab Spring in  a teenager style wall, with hearts and signatures (but nobody is indifferent to plasticine!). Ironical Cattelan's pigeons (how many are they?!) threatenig the works exposed, especially the incredible Tintoretto's, and monuments in general. Intriguing Pavilion of South Korea and Japan, while economical crisis and wars appears between retorical (Egypt) and show (USA). The Italian Pavilion...a Videocracy where sarcasm and self celebration mix themself up.
Most of the works seem to expect a meaning, or the dust. After a great number of contaminations, provocations, linguistic and communicative experimentations, you realize the tiredness of a eternal cross references game, almost closed to the cliché.  Stasis, wait, suspension...something is going to spring up, you feel it, but it isn't represented here. Here the echo reverberates, ad the spaces are created in order to spread this sound still at the doors of our perception.

You really have to walk around the city to have more stimolous, with a visit to Pinault's profuse and fashion collections (expect the excessive ticket price) ot to the evocative pinball machine rooms at Palazzo Fortuny. Don't miss, Future Pass -From Asia to the World, specially if you supplements it with the little Museo di Arte Orientale (Museum of Eastern Art), associated with the beautiful exhibition of Calzolari, a kind of Morandi expressing himself with ice and salt.

Notes:

1) Even if someone really appreciates Chen Zhen and glass, 2-3 version of his Interior Landscape in the same town are too many!
2) Please, remove that terrible, giant advertisement from Ponte dei Sospiri! Please, remove all those terrible giant advertisement from all the monuments all around the world!
3) More baskets and benches?

LAGUNA SCIAPA

Biennale di Venezia 2011, IllumiNAZIONI

Cosa dire di questa Biennale sciatta, rischiarata dai fuorisalone e dalle mostre e dallo splendore vissuto di Venezia? Una Biennale di specchi, labirinti, plastici e città offuscate dai continenti di cera e sgabelli dell'impareggiabile Chen Zen  di Punta della Dogana, una Biennale dove opere grandi cercano di occupare spazi giganteschi. In molti padiglioni nazionali sembra di muoversi su set dismessi di film dimenticati; in altri, la profusione di elementi, la pletora, l'accumulo noncurante acuiscono l'horror vacui. Percorrimento, partecipazione fisica -raramente emotiva-, poca interazione, poco divenire, a parte la monumentale candelona e l'irresistibile plastilina manipolata dal pubblico che traduce l'apporto rivoluzionario di Facebook e Twitter nella Primavera Araba in una parete un po' in stile Moccia, fra cuoricini e firme (ma davanti al pongo nessuno può tirarsi indietro!). Ironici i piccioni (ma quanti sono?) di Cattelan, che incombono sulle opere esposte, soprattutto sugli incredibili Tintoretto, e sui monumenti in generale. Intriganti i Padiglioni di Corea e Giappone, mentre crisi economica e guerre affiorano fra retorica (Egitto) e show (Allora e Calzadilla). Il Padiglione Italia...Videocracy/ Blob in cui sarcasmo e autocelebrazione si confondono.
Per lo più le opere in mostra sembrano attendere di essere investite di significato, o di polvere. Dopo innumerevoli contaminazioni, provocazioni, sperimentazioni linguistiche e comunicative, si intuisce la stanchezza di un gioco di eterni rimandi, ormai prossimi al cliché. Stasi, attesa, sospensione... qualcosa deve nascere, qualcosa sta nascendo, si sente, ma non è rappresentato qui. Qui se ne riverbera l'eco e gli spazi sono creati per propagare questo suono ancora alle soglie della nostra percezione.

Decisamente bisogna girare la città per avere maggiori stimoli, con una puntata alle collezioni lussureggianti e modaiole di Pinault (prepararsi moralmente al prezzo del biglietto cumulativo) o alla suggestiva labirintite di palazzo Fortuny. Da non perdere Future Pass -From Asia to the World, soprattutto se si ha la possibilità di integrarla con il museo di Arte Orientale, associato alla bella mostra di Calzolari, il Morandi di ghiaccio e sale.

Note:
1) per quanto uno apprezzi Chen Zen e il vetro di Murano, 2-3 Interior Landscape in una sola città sono veramente troppi!
2) Per il sindaco (per i sindaci in generale): non se ne può più di sospirare il Ponte dei Sospiri! Per favore, basta pubblicità colossali e invasive!
3) Nonostante tutti comprensibili problemi logistici, si potrebbe avere anche qualche cestino in più? E magari qualche panchina?


Photo by Silvia Baccanelli

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